Manoscritti latini
Il filologo Augusto Mancini, si dedica allo studio dei codici latini presenti in Lucchesiana e pubblica, nella rivista Rassegna di antichità classica diretta da Gaetano Mario Columba del 1898, il saggio dal titolo Appunti e notizie di codici greci e latini di Biblioteche di Sicilia: I Codici latini nella Biblioteca Lucchesiana di Girgenti.
Nel patrimonio della Lucchesiana sono oggi presenti due manoscritti latini, dispersi per oltre 80 anni e recuperati nel 2022 in seguito ad una proficua e tenace attività investigativa condotta dai Carabinieri del Nucleo per la Tutela del Patrimonio Culturale, in sinergia con la Direzione della Biblioteca Lucchesiana.
Si tratta dell’Ars Nova dello Pseudo-Cicerone, manoscritto pergamenaceo firmato da Bonaccorso da Pesaro a Firenze, nel marzo 1435, che comprende anche la Rhetorica ad Herennium, e del Bellum Catilinarium et Bellum Iugurthinum del Sallustio, un preziosissimo manoscritto miniato su pergamena, legato in cartapecora risalente al 1440-50 ca., definito, concordemente dal Mancini, da Vito La Mantia e da Luigi Pirandello, bellissimo.
Entrambi i codici di matrice umanistica, ben conservati, probabilmente, appartengono allo stesso scriptorium di Bonaccorso Raneri fiorentino, come sostiene il Mancini, per le affinità di ornamenti e di scrittura.
Infine, va ricordato il bel codice virgiliano, che raccoglie le Bucoliche, le Georgiche, l’Eneide e gli Epytaphia; manoscritto cartaceo, legato in cartapecora, datato 1444 a c. 44v, acefalo, e in alcune parti mutilo. È adorno di miniature e di iniziali filigranate molto complesse e decorate, scritto da due mani diverse, come sostiene il Mancini, che identifica, nell’explicit al verso del foglio 44, un primo amanuense, probabilmente, Lentius Felix e al foglio 200 recto, un secondo, forse un tale Jeronimus (Bellavia, 2012: 44:53).



